Gli alberi, le galassie, i nostri corpi, l’arredamento e questo pensiero, arrivano tutti dallo stesso posto? Perché alla fine, quando andiamo oltre l’ondeggiamento dei fenomeni elettromagnetici, dove i fotoni guizzano dentro e fuori, da cosa guizzano dentro e fuori? C’è un vuoto da cui sembra compaiano, rimangono la frazione di una frazione di una frazione di un secondo e poi scompaiono da dove sono venuti. E sembra che tutto ciò che chiamiamo forma e fenomeni, che chiamiamo osservatore ed osservato, arriva tutto dallo stesso posto, anche i nostri stessi pensieri.
Il mondo è una discontinuità ed ogni esperienza insorge a causa della discontinuità. Perciò, che cosa significa discontinuità? Vi do un esempio. Se vado a vedere un film vedo sullo schermo un disegno continuo, ma quando vado nella sala di proiezione, scopro che ci sono una serie di sequenze ferme con piccoli spazi in mezzo. Se muovo la bobina abbastanza velocemente, non posso vedere l’off (spento): posso solo vedere l’on (acceso), perciò nella coscienza sperimento una continuità. Ma la realtà è che il film è una discontinuità. Quando vedo un programma televisivo, vedo un’immagine che si muove da una parte all’altra dello schermo, ma in realtà niente si muove. Solo gli elettroni ed i fotoni lampeggiano dentro e fuori in una certa sequenza, e poiché non posso vedere l’off, ma posso solo vedere l’on, allora lo sperimento come una continuità. Gli scienziati credono che la percezione è possibile grazie a questa discontinuità. Tutte le forme ed i fenomeni dell’universo esprimono questo on e off, e i nostri sensi sono tali da poter percepire l’on e non l’off. Eppure, senza l’off non sperimenteremmo l’on.
Mentre leggete questo, per un secondo, rivolgete la vostra attenzione a chi sta leggendo. In quel secondo diviso di consapevolezza che cambia, ciò che sentite è una presenza, non è vero? Mentre leggete, diventate consapevoli di chi legge. Bene, quella presenza è la vostra anima. Non è la vostra mente che potrebbe dire: “Oh, credo che berrò un caffé”. C’è una presenza, e quella presenza è l’on/off dei vostri pensieri: c’è un pensiero che guizza on e off e in quel off c’è una presenza. In quella presenza i pensieri vanno e vengono. Perciò un pensiero insorge, rimane per una frazione di secondo, letteralmente, e poi se ne va. Poi, certamente, attraverso l’associazione, conduce ad un altro pensiero e quello viene e va. In quella presenza le emozioni vengono e vanno. In quella presenza le percezioni del mondo vengono e vanno. In quella presenza le molecole del vostro corpo vengono e vanno. In quella presenza ogni cosa che accade viene e va.
Rimane soltanto la presenza e nelle tradizioni Orientali noi chiamiamo questa presenza la consapevolezza onnipresente dell’osservatore, o coscienza. Nelle tradizioni Orientali diciamo anche che la finestra a quella presenza è lo spazio fra i vostri pensieri. E quella presenza è una consapevolezza sempre presente in cui tutto viene e va. Perciò quando eravate un bambino il vostro corpo era diverso, le vostre percezioni erano diverse, i vostri pensieri erano diversi, le vostre emozioni erano diverse, ma avvenivano tutte nella presenza che è lì proprio ora ed era lì anche allora. Quando eravate un adolescente, ogni cosa era diversa e quando sarete una persona anziana, ogni cosa sarà diversa, ma la presenza rimane constante.
Questa è la vostra identità a livello d’anima in cui ogni altra cosa si trasforma e cambia la sua forma e fenomeni. Se restate vicini a questa presenza, potrebbe essere il vostro biglietto per la libertà. Questa presenza è l’unica cosa reale riguardo a voi e se andate un po’ più in profondità in questa presenza riconoscerete anche, non in modo intellettuale, forse, ma certamente a livello d’esperienza, che questa presenza è al di là della nascita e della morte. Che anche la nascita e la morte sono l’on e l’off nella presenza.